domenica 14 dicembre 2008

Il passaggio del rubicondo (così come lo narra Svetonio)

Quando raggiunse l'autogrill presso il fiume, che segnava il confine della sua provincia, AMario si fermò per un po',e riflettendo su quanto stesse facendo rivolto ai più vicini disse:
"Possiamo ancora tornare indietro; perché se attraverseremo il ponticello, tutto ciò che poi faremo dovrà esser fatto senza esitazione."
Allorchè accadde un prodigio.
Un nano apparve all’improvviso nella piazzola poco distante:
per ascoltarlo erano arrivati oltre i pastori anche moltissime casalinghe di Voghera e tra quelli anche dei trombettisti che presa la rincorsa si lanciarono oltre la sponda del fiume.
Allora AMario disse:"Andiamo dove ci chiamano i segnali degli dei e l'avversità dei nemici. Il dado è tratto."
Fatta passare così i suoi nuovi amici, prese con sé i tribuni della plebe che, scacciati da Roma, gli si erano fatti incontro, si presentò davanti all'assemblea e invocò la loro fedeltà con le lacrime agli occhi e la veste strappata sul petto.
Si crede perfino che abbia promesso a ciascuno il posto nelle liste alle prossime elezioni, ma si trattò di un equivoco. Infatti, nel corso della sua arringa e delle sue esortazioni, egli mostrò molto spesso il dito della mano sinistra dicendo che di buon grado si sarebbe tolto anche l'anello per ricompensare tutti coloro che avessero contribuito alla difesa del suo onore.
I tesserati dell'ultima fila, per i quali era più facile vedere che sentire l'oratore, fraintesero le parole che credevano di interpretare attraverso i gesti e si sparse la voce che avesse promesso a ciascuno il diritto di portare l'anello e di possedere i quattrocentomila sesterzi.
IL resto sapete come andò.

Nessun commento: